Con la pubblicazione del Sesto Rapporto sui Cambiamenti Climatici, cominciata nell’agosto del 2021 e scandita dai documenti prodotti dai diversi gruppi di lavoro, l’IPCC ha tracciato senza possibilità di smentita due linee nel lungo cammino della storia: l’inizio dell’alterazione del delicato equilibrio fra uomo e natura, figlia dell’epoca industriale, e il limite oltre il quale l’alterazione stessa è diventata irreversibile. Il report considera quasi inevitabile un aumento delle temperature oltre l’1.5 C, limite che già lascia teorizzare effetti irreversibili su ecosistemi, centri urbani, infrastrutture, sicurezza alimentare. “Congelare” il riscaldamento globale, fenomeno che ha avuto inizio nel XIX secolo con il diffondersi della civiltà industriale, è possibile. Bisogna agire immediatamente sottolinea con forza il l’IPCC. Le emissioni di gas serra, che toccheranno il loro picco presumibilmente entro il 2025, possono essere dimezzate entro il 2030.

Se anche la comunità mondiale, per miracolo, agisse repentinamente, all’unisono, il massimo risultato possibile sarebbe il “congelamento” di 1,5 gradi in eccesso che la Terra subisce dopo due secoli di predazione e inquinamento. Un grado e mezzo che ha devastato coste e metropoli, esasperato siccità e migrazioni, innescato la sempre facile disponibilità dei luoghi alle sollevazioni e le guerre. II rapporto dell’IPCC immagina per il futuro aumenti della temperatura che superano ampiamente i 3 gradi centigradi. Una catastrofe planetaria.

“Limitare il riscaldamento globale – spiega lo studio – richiederà grandi transizioni nel settore energetico. Ciò comporterà una sostanziale riduzione del consumo di combustibili fossili, elettrificazione diffusa, maggiore efficienza energetica e uso di combustibili alternativi, come l’idrogeno”.

Eliminare l’impiego del carbone, ridurre di almeno un terzo quello di metano, riforestazioni massive (che però non possono compensare le emissioni di combustibili fossili), investimenti sei volte maggiori di quelli attualmente messi a disposizione. Tutti i settori dell’economia devono cambiare radicalmente le proprie “tradizioni” energetiche, sposando tecnologie innovative come il combustibile a idrogeno e la cattura e stoccaggio del diossido di carbonio.

“Gli stati e le economie sono chiamati a una drammatica inversione di rotta per raggiungere la neutralità climatica”, commenta i risultati Alessio Satta, presidente della Fondazione MEDSEA ed esperto in cambiamenti climatici. “Spesso ci dimentichiamo che stati ed economie sono composti dalla rete degli individui – aggiunge Satta -. Siamo noi a dover trasformare la sconvolgente verità della scienza in azione e cambiamento. Siamo noi a dover tradurre l’accusa che la scienza muove a modelli di civiltà distruttivi in un diverso modo del vivere, nella cura della nostra casa comune, l’armonia fra uomo e ambiente. La vittoria su noi stessi è la vittoria per tutti i popoli e le specie della Terra. È natura”.

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